13 dic 2009

Perchè nemmeno Grillo ci piace così tanto

Leggo questo post di Woland in cui si sottolineano sinteticamente un po' i punti sul perchè nemmeno Grillo ci piace poi così tanto. Il post lo trovate qui, o qui sotto:

[...]sull'ultimo libro di Luttazzi ("La guerra civile fredda", Feltrinelli, 2009), viene riportato un post, già pubblicato a suo tempo su internet che riflette abbastanza bene quelli che sono anche i miei dubbi e le mie perplessità. Non lo riporto tutto perché non sono pazzo, non sono un dattilografo cinese e tantomeno uno scriba ebreo in Egitto, ma trascrivo giusto un paio di cosine (tra le quali un paio di link cui un blog può dare il corpo che un libro invece no, non so se avete saputo).

"[...] Il marketing di Grillo ha successo perché individua un bisogno profondo: quello dell'agire collettivo. Senza la dimensione dell'agire collettivo, negata oggi dallo Stato e dal Mercato, l'individuo resta indifeso, perde i suoi diritti, non può più essere rappresentato, viene manipolato (in questo libro ci sono anche diversi riferimenti alla sociologia e alla sociologia mediale, con citazioni a Giddens, Wright Mills e altri, ndW). E' questo il grido disperato che nessuno ascolta".

"Se parli alla pancia, certo che riempi le piazze, ma non è "democrazia dal basso", è flash mobbing. [...] La satira è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira. La logica del potere è il numero. Uno smette di fare satira quando si fa forte del numero di chi lo segue. Grillo il problema manco se lo pone. La demagogia è così naif".

"Adesso Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates: la gente applaudiva estasiata allora, così come applaude estasiata ora: si applaude l'enfasi".

"Grillo e Di Pietro sono entrambi clienti ("customers", remember this word, ndW) della Casaleggio Associati, agenzia di marketing web che si ispira all'attività del Bivings group (cfr. http://www.bivingsreport.com/2006/the-internets-role-in-political-campaigns).
Quella che Grillo spaccia per democrazia dal basso è in realtà una campagna di manipolazione dell'opinione pubblica che segue strategie di guerrilla advertising: teasing (il blog, le inserzioni a pagamento sui quotidiani); guerrilla (meet-up; v-day); consolidating (liste civiche col bollino blu, Movimento di liberazione nazionale).
(cfr: http://www.casaleggioassociati.it/thefutureofpolitics/)
E questo, vi faccio notare, è il terzo video che pubblico della premiata ditta Philip K .Dick & Sons, imballaggi spaziali

"il populismo è cercare consensi usando luoghi comuni di facile presa. Quando la folla si raduna in piazza per un motivo diverso dall'arte, chi sale sul palco è lì a cercare un consenso in vista di un obiettivo. [...] Diventa un'attività partitica: l'oratore si fa leader di massa ("Non abbiamo bisogno di leaders!". Tranne uno, a quanto pare, ndW), si fa forte della forza (partitica) che il numero gli da. [...] Va inoltre considerato che il pubblico stesso è colpevole del populismo dell'oratore, quando lo accetta e lo sollecita con le ovazioni. Psicologia della folla: c'è un piacere nel demandare a un leader la responsabilità delle scelte. Regressione all'infanzia".

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