30 nov 2010

Disegno di legge 1905 di Mariastella Gelmini

Penna originale e spontanea quella di Mariastella, ormai affermatissima autrice bresciana, esordita nel 2008 con Legge 133 e subito dopo con Legge 169. La sua ultima fatica si chiama Disegno di Legge 1905, ed è l'ultimo di questa sorprendente trilogia dell'orrore che ha avuto una diffusione senza pari in Italia (e verrà tradotta presto anche all'estero), soprattutto nei giovani - Twilight in confronto sembra una barzelletta. Non sono mancate naturalmente le polemiche e le critiche, moltissimi pareri autorevoli si sono alzati da una e dall'altra parte per criticare o difendere quest'opera, ma come diceva Wilde: quando i critici sono in disaccordo, l'autore è d'accordo con se stesso. Lungi dalla Casalinga quello di dare credito a queste polemiche, mantenendoci ad un'analisi attenta del testo, l'incipit è un po' macchinoso, direi burocratico, ma nel complesso anche avvincente. L'anafora del "visto...visto...visto..." sembra una salmodia tantrica, quasi a trascinare il lettore in uno stato di trance, - per meglio far digerire il contenuto del libro, dicono i detrattori - in cui il legittimo deisiderio narrativo di uno svolgimento, di qualunque tipo, ci aggancia al testo in una suspance spasmodica che si scioglie in una caleidoscopica scena dell'orrore, a cui Lynch avrebbe di sicuro applicato dei tendaggi rossi, e qui rimbalzano in uno tsunami legale (sembra di vederlo dall'interno questo vortice, siamo noi stessi vortice, noi vortici e vorticati) una marea di leggi e decreti visti - visti? E' questo l'interrogativo dell'introduzione: chi ha visto? perchè questa prima persona impersonale? Il lettore è un lettore corale, o è il coro di una lunga eco di rimbombi politichesi. Il testo in ogni caso prosegue, suddividendosi in tre parti fondamentali. Non particolarmente originale la scelta dei titoli delle tre parti, che si chiamano appunto: titolo. Secondo una struttura cara a Thomas Mann abbiamo un'antitesi netta tra il mondo qual è e il mondo quale si vorrebbe che fosse, nell'utopico appunto. Lo scenario in cui si ambientano i fatti è quello caro a molti giovani italiani, le facoltà, con i loro amori e le loro passioni. Quasi un romanzo di formazione, o d'istruzione, o addirittura di distruzione se vogliamo. Il nodo della vicenda non è chiarissimo, un manipolo di superpotenti vogliono sottrarre dei soldi dai cavò delle università pubbliche e metterli in sicurezza in quelle private, ma il tutto in una complicata destrutturazione dell'immaginario culturale, ormai antiquato e superato. Pare che la meglio ce l'abbiano i potenti, i supermilardari, che però non esultano, mantengono anche un'agghiacciante sobrietà che ci lascia attoniti. Il finale è drammatico e pessimista. Il lettore ormai a bocca aperta, rimane in uno stato completo di abbandono, sconforto e impotenza - questo è uno di quei libri che ti stuprano. Il senso di amarezza è tanto forte che molti sono preoccupati per l'effetto wertheriano che il testo può avere. Non si può negare che tutte le violenze che stanno avvenendo in questi giorni nelle nostre città siano riconducibili a questo testo. Non è uso della Casalinga esprimere giudizi di natura morale, ma anzi, consiglio di leggere questo testo, soprattutto ai più giovani, è un lucido racconto di come dovrebbe essere il mondo che non vorremmo mai.

"L'attuale esame di stato non è certo il migliore possibile, ma però è meglio di niente."
Mariastella Gelimini

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