17 dic 2010
Dexter Quinta Serie
Scritto e diretto da registi e sceneggiatori sempre diversi per ogni puntata, Dexter è una serie di cui non puoi fare mai più a meno dopo aver visto la prima stagione (che è la più bella e non a caso è l'unica che riprende il romanzo di Lindsay, La mano sinistra di Dio) soprattutto se hai una vita segreta in cui uccidi le persone che ti stanno antipatiche, l'immedesimazione è troppo forte. Amatissima dai fan, la serie si era improvvisamente interrotta quando l'attore protagonista è morto di infarto o qualcosa del genere - alla notizia è successo il putiferio, camionette incendiate, vetrine dei centri storici infrante, manganellate, lsd di massa, e quant'altro. Perciò un pool di medici magici ha resuscitato l'attore e gli ha fatto girare la quinta serie svegliandolo dal coma farmacologico soltanto per il tempo delle riprese. Come potete intuire il risultato non è stato un granchè, ma quando in una giornata uggiosa sei triste e sconsolato a un semaforo e una macchina ti viene addosso o ti taglia la strada, è sempre un piacere ricordati come agirebbe Dexter: infilare i guanti, proprio neri di pelle come i suoi, inietettare allo sprovveduto una dose di quel liquido carino che lo fa svenire a terra, e poi incellophanare uno stanzino e lì con gli attrezzi del caso, farlo a pezzetti.
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MIAMI È UNA CITTÁ FANTASTICA
14 dic 2010
Berlusconi
mighè
mi so svegliato n'ora fa

nei giorni che sono decisivi non solo per la nostra storia ma per la storia di un Paese, mi viene una gran sonnolenza
non so come cazz è

è come quando la sera prima al telegiornale dicevano che veniva a nevicare
io la mattina aprivo gli occhi verso le 6
e mi affacciavo tutto speranzoso alla finestra
e vedevo che non c'era manco un cazzo di fiocco di merda
e allora mi rimettevo a dormire
e dicevo ora nevica
ora nevica
ora nevica e non si va a scuola
poi a scuola non c'andavo lo stesso
però non aveva nevicato
che amarezza
8 dic 2010
Notturno indiano di Alain Corneau
30 nov 2010
Disegno di legge 1905 di Mariastella Gelmini
Penna originale e spontanea quella di Mariastella, ormai affermatissima autrice bresciana, esordita nel 2008 con Legge 133 e subito dopo con Legge 169. La sua ultima fatica si chiama Disegno di Legge 1905, ed è l'ultimo di questa sorprendente trilogia dell'orrore che ha avuto una diffusione senza pari in Italia (e verrà tradotta presto anche all'estero), soprattutto nei giovani - Twilight in confronto sembra una barzelletta. Non sono mancate naturalmente le polemiche e le critiche, moltissimi pareri autorevoli si sono alzati da una e dall'altra parte per criticare o difendere quest'opera, ma come diceva Wilde: quando i critici sono in disaccordo, l'autore è d'accordo con se stesso. Lungi dalla Casalinga quello di dare credito a queste polemiche, mantenendoci ad un'analisi attenta del testo, l'incipit è un po' macchinoso, direi burocratico, ma nel complesso anche avvincente. L'anafora del "visto...visto...visto..." sembra una salmodia tantrica, quasi a trascinare il lettore in uno stato di trance, - per meglio far digerire il contenuto del libro, dicono i detrattori - in cui il legittimo deisiderio narrativo di uno svolgimento, di qualunque tipo, ci aggancia al testo in una suspance spasmodica che si scioglie in una caleidoscopica scena dell'orrore, a cui Lynch avrebbe di sicuro applicato dei tendaggi rossi, e qui rimbalzano in uno tsunami legale (sembra di vederlo dall'interno questo vortice, siamo noi stessi vortice, noi vortici e vorticati) una marea di leggi e decreti visti - visti? E' questo l'interrogativo dell'introduzione: chi ha visto? perchè questa prima persona impersonale? Il lettore è un lettore corale, o è il coro di una lunga eco di rimbombi politichesi. Il testo in ogni caso prosegue, suddividendosi in tre parti fondamentali. Non particolarmente originale la scelta dei titoli delle tre parti, che si chiamano appunto: titolo. Secondo una struttura cara a Thomas Mann abbiamo un'antitesi netta tra il mondo qual è e il mondo quale si vorrebbe che fosse, nell'utopico appunto. Lo scenario in cui si ambientano i fatti è quello caro a molti giovani italiani, le facoltà, con i loro amori e le loro passioni. Quasi un romanzo di formazione, o d'istruzione, o addirittura di distruzione se vogliamo. Il nodo della vicenda non è chiarissimo, un manipolo di superpotenti vogliono sottrarre dei soldi dai cavò delle università pubbliche e metterli in sicurezza in quelle private, ma il tutto in una complicata destrutturazione dell'immaginario culturale, ormai antiquato e superato. Pare che la meglio ce l'abbiano i potenti, i supermilardari, che però non esultano, mantengono anche un'agghiacciante sobrietà che ci lascia attoniti. Il finale è drammatico e pessimista. Il lettore ormai a bocca aperta, rimane in uno stato completo di abbandono, sconforto e impotenza - questo è uno di quei libri che ti stuprano. Il senso di amarezza è tanto forte che molti sono preoccupati per l'effetto wertheriano che il testo può avere. Non si può negare che tutte le violenze che stanno avvenendo in questi giorni nelle nostre città siano riconducibili a questo testo. Non è uso della Casalinga esprimere giudizi di natura morale, ma anzi, consiglio di leggere questo testo, soprattutto ai più giovani, è un lucido racconto di come dovrebbe essere il mondo che non vorremmo mai.
"L'attuale esame di stato non è certo il migliore possibile, ma però è meglio di niente."
Mariastella Gelimini
25 nov 2010
La passeggiata prima di cena di Giorgio Bassani
Il racconto "La passeggiata prima di cena" contenuto in "Le cinque storie ferraresi" si apre straordinariamente con una zoomata su una cartolina ingiallita che ci trasporta cinematograficamente all'interno della vicenda di Gemma Brondi, ragazza bruttina e afasica di famiglia contadina, che incontra Elia Corcos, trentenne borghese, che è all'inizio di una brillante carriera da medico. Quello che Bassani non dice, e che La Casalinga di Voghera svela per la prima volta, è che dal loro incontro nascerà un figlio, tale Ottavio, che porterà il cognome della madre, a causa del fatto che Elia Corcos è ebreo, in una Ferrara che iniziava a fare i conti con il razzismo europeo. Bene, quello che non sapete è che Ottavio Brondi, realmente esistito, è il bisnonno di un altro noto ferrarese: Vasco Brondi.
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per ora noi la chiameremo felicità
23 nov 2010
Privato di Stefano Boring
La cosa brutta di non stare su Facebook, anzi la cosa brutta di esserci stati e dopo di essersi cancellati da Facebook, affermando l'assoluta superiorità di un mezzo espressivo come un blog rispetto ai 140 caratteri degli status fbcchiani, è che inizi a contare i commenti. Anzi, sapete che vi dico, questo post da ora in poi si chiama:
L'importanza dei commenti
I "mi piace" sono molto facili da mettere e in più ti fanno sentire meno solo, provateci: quando siete soli scrivete sulla vostra bacheca fb "sono solo/a" dopodicchè aspettate qualche minuto e minimo tre vostri "amici" vi metteranno un "mi piace", certo di questi tre pollici alzati: uno è di sberleffo (ahah sei solo! ben ti sta...mi piace!), uno è di compassione (poverino sei solo, MI PIACErebbe farti compagnia, ma sono in vacanza a Dubai), l'altro è di solidarietà (anch'io sono solo, MI PIACE non essere l'unico sfigato) - ma tutto questo voi non lo considerere(rerere)te, perchè già, scusa, quante interazioni avete? tantissime! 3 vi hanno cliccato mi piace, 9 vi hanno letto, 18 hanno visto sulle bacheche dei loro amici che hanno cliccato mi piace sul vostro status: cioè, NON SIETE PIÙ TANTO SOLI! Perciò chiedo scusa ancora, ma riformulo:
L'importanza dei MI PIACE
Ecco poi però arriva qualcuno e nei commenti vi lascia un linketto piccolino piccolino di YOU PORN e aggiunge "vorrei darti una mano...ma è meglio se te la dai da solo". E allora lì capisci una cosa fondamentale, no dico, fon da men ta le: che spesso non conta il numero delle interazione, ma la qualità di esse. Che in fin dei conti quanto ti ha trasmesso quel singolo commento? Ti ha dato idee, alternative, modi di reagire (o di subire). E allora capisci
L'importanza dei commenti
E delle cose più profonde, più pregne di senso, lontane da quella cortina contemporanea dell'immagine, della superficialità, del surfing emozionale/cognitivo/sensitivo. E pensi proprio di cambiare rotta. Di tornare al passato, alla vecchia scuola degli antichi, agli insegnamenti di papà: e ti apri un blog! Lo apri e ci scrivi. E sei soddisfatto e ti dici cazzo, è bellissimo, posso scriverci che voglio, quello che penso, e che me ne fotte!? Yuù! E non spreco neanche carta!
Guarda quanto spazio posso lasciare?
Eh?
Magari se la scrittura fosse nata col web e non sulle tavolette di argilla e sui papiri costosissimi l'interlinea standard sarebbe stata di 18 metri!
Immaginatevi.
Avete mai sentito parlare degli ambientalisti web?
Io no.
Non si distrugge nessuna foresta amazzonica!
Comunque, ogni tanto tra mille cazzate scrivi anche na cosa carina (si scrive "carina" ma leggi "geniale sono un genio cazzo") e allora pensi, questa fa il botto, però poi - prima che mi dimentico altro titolo: I BLOG SONO MORTI - vai a controllare il contatore e ti emozioni perchè da 16 è salito a 17 e ti emozioni, sul serio, ti inizi a chiedere chissàrammai questa persona, che avrà letto, che cosa gli sarà piaciuto, gli sarà piaciuto? E allora ti rileggi tutto il blog, tutti i post dal 2003 ad oggi, circa 740 pagine, e lo fai sul serio (lo fate pure voi, non mi guardate a quel modo), e sorridi dove c'è da sorridere, piangi dove c'è da piangere, non capisci lì dove non c'è da capire, proprio come un normale lettore. E dopo tre giorni, quando sei arrivato all'ultimo e ti stai pisciando addosso, perchè sono tre giorni che stai su quella sedia senza alzarti, dici cazzo! dici porca puttana! dici faccio brutto! dove sono le mie duemila visite al giorno? Forse devo aggiornare la pagina, allora subito aggiorni, poi scorri giù giù giù fino al contatore e vedi che le visite ora sono 18 e capisci che quella di prima era la tua stessa visita. È lì che inizi a pensare che forse un commento non lo lascia mai nessuno, perchè è troppo complicato, ma ci pensi? tu hai mai commentato un blog? se anche tu non hai mai commentato un blog e ce ne sono tanti che segui ogni giorno, che cazzo pretendi? Però questa volta è diverso, questa volta invece di iniziare a scrivere
L'importanza dei mi piace
I mi piace sono più facili e blablabla, decidi di leggerti un libro, e ti capita tra le mani
Privato di Stefano Boring
,Ibiskos qualcos'altro 2010, e allora ci scrivi un post e ci scrivi che
MI PIACE
22 nov 2010
Umberto Eco
Per la prima volta da quando sono nato, Umberto Eco non fa la sua bustina di minerva sull'Espresso. L'ultima pagine del noto settimanale rimane così spoglia, nuda, nella sua terrificante veste pubblicitaria. È panico totale nelle città. I fiumi esondano. I monumenti crollano. Mara Carfagna si dimette.
Umberto Eco è morto???
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dove è finito Umberto Eco?
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